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Audrey Rose (1977)

Audrey_Rose

Pellicola diretta da Robert Wise e basato da un racconto omonimo di Frank De Felitta.

Ci troviamo davanti a un Antony Hopkins che fa lo psicopatico, ma non quel tipo fico come Hannibal Lectar, una trama che sembra la versione da pomeriggio di canale 5 dell’esorcista che sfocia pure nel legal in un certo momento, e una bambina posseduta. Tutti gli ingredienti per avere davanti un film da evitare. Tecnicamente il film è ineccepibile, buona la fotografia, gli attori, la regia, il montaggio. Ma tutto il resto manca, non c’è nulla di interessante e che ti faccia venire la voglia di vederlo; Già dopo la prima mezz’ora è cominciato il tedio che si è protratto sempre peggiore fino ai titoli di coda che si sono dimostrati la parte migliore del film. Penso che uno spettatore si aspetti di vedere qualcosa che lo “sconvolga” in questo tipo di film, invece ci troviamo un film piatto e monotono, senza la suspance necessaria in questo genere di film. Da starne il più possibile alla larga, secondo me.

La cosa da un altro mondo (The Thing from Another World) 1951

lacosa 1951

Film di fantascienza del 1951 diretto da Christian Nyby (anche se alcuni dicono che in realtà dirigesse Howard Hawks), basato dal racconto di John W. Cambell omonimo.

E’ la terza volta che scrivo una introduzione simile a questa, ma in realtà è il primo film in ordine cronologico basato su questo racconto. Da parte dei successivi due film non c’e’ nulla di ripreso da questo film se non almeno due omaggi, se ce sono altri non li ho visti, da parte del film di Carpenter: Come viene scritto il titolo di testa, e alcune delle immagini che trovano sulle videocassette. Ovviamente sulla seconda non sono sicuro della fonte finchè non riesco a trovare e leggere il racconto.

In una base artica statunitense viene trovato un “velivolo” sconosciuto e chiamano l’aereonautica statunitense per indagare in questa base. Classico inizio di quella che si va a delineare come una missione di ricerca su un organismo che non proviene da questo mondo. Il film, rispetto a quanto ci si potrebbe aspettare è molto farcito di dialoghi piuttosto che di azione insensata; non c’e’ nessun senso di claustrofobia che si percepisce nei vari remake, ma un senso più di legato alla fantascienza classica di lotta tra il bene e il male. Ma il male non viene interpretato solamente dalla creatura ma dalla diffidenza degli scienziati che è insita nella cultura americana dell’epoca, in quanto il capo spedizione di dimostra di essere molto piu’ l’antagonista della Creatura. Al di fuori di tutto ritengo che sia un ottimo esempio di fantascienza classica che va visto nel quadro dell’epoca in cui venne girato senza sottoporlo a paragoni che non avrebbero senso con opere più recenti

I tre giorni del Condor (Three Days of the Condor) 1975

Itre giorni delCondor

Riduzione cinematografica del libro “I sei giorni del condor” di James Grady (libro che ho lasciato a metà a spero di riuscire a finire prima o poi), diretto da Sydney Pollack con un cast di grandi attori del periodo.

In un dipartimento secondario della CIA, dove si occupano solamente di leggere ed analizzare libri, un impiegato va a comprare la colazione, e al ritorno trova tutti morti. Da questa situazione partono una serie di eventi che si susseguono con i tipici colpi di scena di un film di spionaggio e con i primi elementi del tecnothriller che ritroveremo 20 anni dopo. Opera magistrale che ha condotto alla nomination per l’oscar per il montaggio nel 1976 e la vittoria del David di Donatello per la regia. Essendo un spymovie non è facile dire altro senza “rompere le regole” dell’evitare lo spoiler, ma è abbastanza interessante da lasciare spesso a bocca aperta lo spettatore, tranne in alcune parti lente all’inizio del secondo giorno. Dobbiamo pure ricordarci che film uscì subito dopo il caso Watergate e contiene al suo interno molte critiche sull’operato e sul ruolo di politica estera degli Stati Uniti. Altro non si può dire, ma non fidatevi di nessuno!

 

Prigionieri dell’oceano (Lifeboat) 1944

prigionieri

Come rendere un’ora e mezza di film ambientati su una scialuppa di salvataggio interessanti. Ecco la grande lezione di cinema che da Hitchcock. I protagonisti sono dei naufraghi di una nave affondata da un sottomarino tedesco durante la traversata dall’Atlantico verso Londra. Durante tutto il tempo che scorre, che viene riprodotto abbastanza fedelmente, accadono varie cose in quanto ci si trova davanti a persone di varie classi sociali che hanno motivi diversi per trovarsi su quella nave.

Da questo canovaccio si dipana un film molto aderente e quello che noi adesso chiamiamo Dogma 95, ovviamente con le distanze nel tempo di 50 anni e ribandendo il fatto che non è stato fatto un esperimento artistico basato sul decalogo, ma viceversa, immagino che un film del genere sia molto vicino a ciò sancito in esso.

C’e’ una grande interpretazione e caratterizzazione di ogni personaggio che rende possibili anche varie storie che si dipanano contemporaneamente senza che esse mettano in ombra il susseguirsi degli eventi. Viene ben scandito il giorno dalla notte e da esso noi capiamo il susseguirsi del tempo sulla scialuppa di salvataggio e, tranne i rumori ambientali o le voci di altri naufraghi, non c’e’ alcun tipo di colonna sonora.

La fotografia non ottima però fa perdere alcuni punti a quello che poteva essere un grande esercizio di stile che allo stesso tempo è un film notevolmente interessante. Anche se all’interno c’e’ una lezione morale del non fidarsi mai del “nemico”, in questo caso del tedesco visto che siamo durante la seconda guerra mondiale; il film non appare quasi mai patriottico o progandistico in maniera diretta o palesa tranne nella parte finale.

Come porti i capelli bella bionda
tu li porti alla bella marinara
tu li porti come l’onda, tu li porti come l’onda
ma come porti i capelli bella bionda
tu li porti alla bella marinara
tu li porti come l’onda, come l’onda in mezzo al mar.

[…]

Là in mezzo al mar ci stan camin che fumano
là in mezzo al mar ci stan camin che fumano
là in mezzo al mar ci stan camin che fumano
saran della mia bella che si consumano.

Và e uccidi (The Manchurian Candidate) 1962

Va_e_uccidi

Pellicola del 1962 con un gran cast di attori diretti da John Frankenheimer basato su un racconto del 1959 di Richard Condon. Una storia piuttosto interessante collocata perfettamente all’interno della cornice della guerra fredda.

La trama spero che la conosciate tutti visto che questo è un grande classico ma nel caso vi do un po’ di indizi per riuscire a ricordare. In questo film si parla del soldato perfetto, colui il quale esegue gli ordini senza accorgersene attraverso il condizionamento mentale, applicato a una squadra di soldati ingaggiati nella guerra di Corea. Trama piuttosto lineare ma nella quale vengono spesso cambiate le carte in tavola, tranne una.

Fotografia, regia e montaggio ineccepibili che non fanno sentire ormai il peso dell’età alla pellicola, così come una splendida Angela Lansbury che interpreta la madre del protagonista molto piu’ invecchiata rispetto alle sue ultime apparizioni o alla storica “Signora in giallo”.

Questa volta parlerò del finale perchè mi ha fatto venire in mente un film di una ventina di anni dopo tratto da un libro di un prolifico autore di horror e thriller, che ti fa rimanere nel vero senso della parola, col fiato sospeso fino alla fine. Ovviamente non vi posso dire di che film si tratta ma spero che coglierete dopo aver visto entrambi. Film consigliatissimo a patto di non conoscere il finale, si perderebbe troppo, da vedere a tutti i costi.